La discopatia degenerativa: tipologie, sintomi, cause, diagnosi e percorso di cure

La discopatia è la degenerazione dei dischi intervertebrali, causata spesso dall’invecchiamento: ecco come risolvere il dolore con un buon percorso di cure.

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La discopatia è una degenerazione dei dischi intervertebrali, causata da diverse condizioni, soprattutto dall’invecchiamento.

È proprio il carattere degenerativo a dare il nome di “discopatia degenerativa“.

La discopatia

discopatia

Con il solo termine discopatia si fa riferimento in genere alla discopatia degenerativa, in virtù del suo peggioramento progressivo legato all’invecchiamento.

Può interessare qualsiasi vertebra del rachide, anche se il tratto più frequente è quello compreso tra L5 ed S1, a livello lombare.

La discopatia degenerativa

Quando si parla di discopatia degenerativa si intende appunto la degenerazione di uno o più dischi intervertebrali.

Questa condizione è conseguenza del processo dell’invecchiamento, per cui i dischi vertebrali si disidratano e perdono progressivamente altezza e robustezza.

Ne consegue dolore alla schiena e rigidità, anche se possono manifestarsi sintomi come formicolio e intorpidimento degli arti.

La discopatia può portare a condizioni come:

I trattamenti in questi casi variano in base alla gravità della degenerazione e all’intensità dei sintomi causati.

I sintomi della discopatia degenerativa

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Il sintomo principale di una discopatia degenerativa è il dolore alla schiena, che in base alla zona della discopatia può irradiarsi anche in altre aree.

Sintomi discopatia cervicale

discopatia cervicale

Quando la discopatia degenerativa interessa la zona cervicale i sintomi che si possono riscontrare sono:

  • dolore al collo, fino alle spalle e alle braccia;
  • intorpidimento;
  • formicolio;
  • in alcuni casi, problemi nella manualità fine.

Sintomi discopatia lombare

discopatia lombare

Nei casi di discopatia lombare, la sintomatologia vedrà:

  • dolore nella zona lombare che si irradia agli arti inferiori;
  • intorpidimento e formicolio di natiche e arti inferiori;
  • difficoltà nella deambulazione;
  • quando si verifica compressione del canale vertebrale, sciatalgia.

Il tratto maggiormente interessato è quello tra le vertebre L4 ed L5 e L5 e S1; in quest’ultimo caso si parla, dunque, di discopatia lombo-sacrale.

Le cause della discopatia

La causa principale di discopatia degenerativa è la disidratazione dei dischi intervertebrali, conseguenza diretta dell’invecchiamento.

I nostri dischi intervertebrali sono, infatti, costituiti principalmente da acqua, che li rende flessibili e allo stesso tempo molto robusti: con il processo di disidratazione, tendono ad appiattirsi, entrando in contatto con i nervi spinali e causando dolore.

Oltre all’invecchiamento, altre condizioni che possono favorire l’insorgenza di una discopatia degenerativa sono:

  • microtraumi ripetuti alla schiena, come nel caso dei pazienti che praticano sollevamento pesi, equitazione, calcio ed altri sport ad elevato impatto per la colonna;
  • sovrappeso ed obesità;
  • sedentarietà;
  • dieta non equilibrata;
  • lavori stressanti per la colonna vertebrale.

La diagnosi

La diagnosi di discopatia è in primo luogo clinica, in cui in un primo esame viene localizzato il dolore e verificata la sua intensità.

Deve essere, inoltre, valutata:

  • la flessibilità della schiena;
  • l’ampiezza dei movimenti;
  • i muscoli a supporto della colonna e i loro riflessi.

Di seguito vengono prescritte delle radiografie per localizzare la discopatia con precisione e per comprendere la perdita di spessore del disco intervertebrale interessato: in alcuni casi può essere richiesta anche una risonanza magnetica.

La cura della discopatia degenerativa

Va sottolineato che non tutti i soggetti che presentano una discopatia degenerativa necessitano di un trattamento chirurgico: anzi, la terapia d’elezione nelle prime fasi o in degenerazioni lievi è sempre di tipo conservativo.

Questo perché l’intervento chirurgico alla colonna vertebrale viene sempre considerato come ultima risorsa, ovvero dopo che si è agito rinforzando le strutture a supporto del rachide e limitando il dolore con terapie farmacologiche.

Trattamento conservativo

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Per poter intraprendere un trattamento conservativo, è prima di tutto necessario superare la fase acuta del dolore, intervenendo con:

  • una terapia a base di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS);
  • l’assunzione di antidolorifici;
  • il riposo.

Una volta alleviato il dolore e superata l’infiammazione, viene prescritto un programma di fisioterapia, finalizzato all’apprendimento del paziente di diversi esercizi da svolgere di seguito in autonomia.

L’obiettivo sarà quello di rinforzare i muscoli paraspinali e addominali, per mantenere una postura corretta e controllare le manifestazioni dolorifiche.

Sarà inoltre importantissimo controllare il peso, per cui in alcuni casi può essere necessaria una dieta dimagrante.

Questo è importante non solo in presenza di una discopatia degenerativa, ma per tutte le patologie che riguardano la colonna vertebrale, in quanto un peso eccessivo stressa enormemente le diverse strutture.

Intervento chirurgico

Il trattamento chirurgico è una pratica destinata ad un numero esiguo di pazienti, che anche dopo aver eseguito con precisione le terapie conservative, non ottengono i benefici sperati.

Nello specifico, devono sussistere le seguenti condizioni:

  • il dolore è persistente e ingravescente;
  • la condizione dolorosa persiste per più di 6 settimane;
  • si verificano gravi difficoltà deambulatorie;
  • si manifestano deficit neurologici.

In questi casi, i trattamenti presi in considerazione sono due:

  • la microdiscectomia;
  • la fusione spinale.

Microdiscectomia

microdiscectomia

La microdiscectomia è una pratica chirurgica effettuata con tecnica mini-invasiva, adoperata quando il disco intervertebrale risulta danneggiato o si rompe, come nei casi di ernia del disco.

Viene effettuata una piccola incisione (non superiore ai 3 cm) per permettere l’accesso degli strumenti chirurgici e con l’ausilio del microscopio intraoperatorio viene asportata l’ernia e liberata la radice nervosa compressa.

Fusione spinale

fusione spinale

La fusione spinale, invece, può essere necessaria nei casi di spondilolistesi, che possono portare ad instabilità della colonna, come la spondilolistesi o la scoliosi.

Per questo motivo si fa ricorso a barre e viti percutanee per tenere ferme le vertebre, per poi fissarle posizionando dei frammenti di osso tra loro, incentivando la fusione.

Entrambe le tecniche sopra citate possono essere effettuate con tecnica mini-invasiva, con una minore aggressività nei confronti dei muscoli adiacenti la colonna e un recupero post-operatorio più rapido e meno doloroso.

Occorre sottolineare ulteriormente come gli interventi chirurgici alla colonna vertebrale devono essere tendenzialmente evitati, in quanto un buon programma di fisioterapia può nella maggior parte dei casi apportare i benefici che il paziente cerca.

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Georgios Bakaloudis

Georgios Bakaloudis

Sono il dr. Georgios Bakaloudis, sono il responsabile dell’Unità di Ortopedia e Chirurgia della Colonna 1 del gruppo Humanitas presso l’ospedale San Pio X a Milano.

Dal 2023 sono professore del master di II° livello in Chirurgia Vertebrale Spinale di Humanitas University.