Quando operare l’ernia del disco?

L’ernia del disco guarisce con il giusto mix di antidolorifici, fisioterapia e uno stile di vita sano. Si opera solo in caso di deficit motori e dolore delibitante.

Contenuti dell'Articolo

L’insorgenza dell’ernia del disco può cambiare sensibilmente il modo di vivere la propria quotidianità, ma quando operare l’ernia del disco?

Nella maggior parte dei casi la cura non prevede l’intervento chirurgico; la terapia conservativa è risolutiva del problema, anche se in alcune situazioni può essere necessario un’operazione per la rimozione del disco migrato o espulso.

Per comprendere il procedimento da svolgere, è necessario prima di tutto sapere cosa è un’ernia del disco e le differenti tipologie che si possono manifestare.

L’ernia del disco

ernia del disco

Per ernia del disco si intende la rottura (data da compressione) dell’anello fibroso di un disco intervertebrale, con conseguente fuoriuscita del nucleo polposo sulle strutture adiacenti.

È una causa principale di mal di schiena in un’età compresa tra i 30 e i 50 anni e si verifica maggiormente nei soggetti di sesso maschile.

La rottura dell’annulus fibroso si verifica in quanto i dischi intervertebrali con il passare del tempo tendono a disidratarsi, perdendo altezza e comprimendo, dunque, il contenuto del loro interno.

Altri fattori di rischio possono essere:

  • posture errate mantenute nel tempo;
  • obesità;
  • sedentarietà;
  • lavori che stressano la colonna vertebrale continuativamente.

La sintomatologia provoca dolore nella zona interessata che si accentua a riposo (soprattutto la notte), associato a sciatica.

Altri sintomi, legati alla posizione della vertebra colpita (cervicale, dorsale, lombare) possono essere:

  • intorpidimento degli arti (inferiori se lombare, superiori se cervicale);
  • rigidità della colonna;
  • difficoltà nella deambulazione;
  • dolori intercostali (in caso di ernia del disco dorsale);
  • lombosciatalgia.

In base a come si presenta il disco e al quantitativo di nucleo polposo fuoriuscito, possiamo fare una distinzione tra ernie del disco:

  • contenute (la rottura dell’annulus non è completa e la sporgenza del disco è minima);
  • protruse (con una fuoriuscita parziale del nucleo polposo);
  • espulse o migrate (la rottura dell’annulus è importante e il nucleo polposo fuoriesce nel canale vertebrale).
tipi di ernia del disco

Il primo trattamento è sempre di tipo conservativo: si ricorre alla chirurgia solo nei casi di insuccesso di quest’ultima e dolore debilitante.

Vediamo in cosa consistono, dunque, le prime cure.

La cura dell’ernia del disco

ernia del disco cure

Una volta fatta la diagnosi, per individuare e procedere con una buona cura per l’ernia del disco è necessario superare la fase acuta del dolore, con:

  • farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS);
  • antidolorifici;
  • impacchi di ghiaccio sulla zona interessata.

Una volta superata la fase acuta, si procede con dei trattamenti di fisioterapia che abitueranno il paziente allo svolgimento degli esercizi in autonomia, con l’obiettivo di rafforzare la muscolatura, distendere la schiena e controllare in maniera ottimale il dolore.

La fisioterapia è molto utile soprattutto per le ernie contenute e protruse, che sì sono dolorose, ma possono essere risolte senza problemi con costanza negli esercizi e nell’attuazione delle “best practice”, ovvero:

  • riposo adeguato;
  • controllo del peso;
  • evitare sforzi eccessivi ai danni della colonna.

L’ernia del disco può guarire con uno stile di vita sano.

Il trattamento chirurgico, dunque, dovrebbe essere riservato a un numero ristretto di casi: considerando che l’ernia del disco può guarire con uno stile di vita sano, ma ha carattere recidivo, insegnare al paziente cosa fare per migliorare la propria condizione è sicuramente un vantaggio maggiore rispetto ad un’operazione, che si tende ad evitare in ogni caso.

Quando operare l’ernia del disco?

ernia del disco quando operare

Si procede con l’intervento chirurgico quando sussistono delle condizioni, come:

  • deficit motori ingravescenti;
  • sintomi acuti persistenti per più di 6 settimane;
  • sindrome della cauda equina (perdita acuta della capacità di controllo dei sfinteri anale e vescicale con severa compromissione della funzionalità degli arti inferiori).

Quest’ultimo caso va trattato immediatamente, in quanto condizione molto grave (ma anche molto rara) che può portare alla perdita come detto di controllo degli sfinteri e a paraplegia.

Specifico ulteriormente che non tutte le patologie vertebrali vanno trattate chirurgicamente: un’anamnesi accurata e l’esame obiettivo dello specialista hanno un’importanza rilevante nel guidare il paziente verso una scelta informata e sulle possibili soluzioni che la chirurgia può oggi fornire.

L’operazione di ernia del disco

L’operazione di ernia del disco ha 2 tecniche principali per eliminare il dolore e riportare il paziente alla sua quotidianità sono:

  • la microdiscectomia lombare;
  • la discectomia cervicale.

La microdiscectomia lombare viene effettuata tramite tecnica mini-invasiva in pochi centri in Italia, dimostrando come la chirurgia vertebrale stia diventando sempre più sicura (anche se non scevra da complicazioni, come ogni intervento chirurgico) e finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo ultimo di migliorare la vita dei pazienti.

Questo tipo di intervento, infatti, effettuato tramite ingresso posteriore, permette di preservare le strutture paraspinali ed agire esclusivamente sul nucleo polposo espulso (anche con moderne tecniche endoscopiche), lasciando cicatrici minime e con tempi di recupero veloci.

La discectomia cervicale prevede, invece, la rimozione del disco intervertebrale e la sostituzione con una protesi discale.

I tempi di recupero sono estremamente rapidi, con una deambulazione consentita dopo 24 ore e ripresa delle attività quotidiane in 2/3 settimane.

Condividi il contenuto

Facebook
Twitter
LinkedIn
Telegram
WhatsApp
Email
Georgios Bakaloudis

Georgios Bakaloudis

Sono il dr. Georgios Bakaloudis, sono il responsabile dell’Unità di Ortopedia e Chirurgia della Colonna 1 del gruppo Humanitas presso l’ospedale San Pio X a Milano.