L’angolo di Cobb consente di misurare una deviazione della colonna, distinguendo un paramorfismo da un dismorfismo.
L’angolo di Cobb

L’angolo di Cobb è un importante metodo di misurazione delle curvature anomale della schiena, utilizzato per comprendere la gravità dell’anomalia, nonché la velocità di progressione di patologie come:
- ipercifosi;
- scoliosi.
Come si calcola l’angolo di Cobb
L’angolo di Cobb si calcola tracciando due rette su una radiografia della colonna: la prima ha inizio dalla superficie superiore della vertebra più curva della parte superiore, mentre la seconda dalla superficie inferiore della vertebra più curva nella zona inferiore.
L’incontro di queste due rette genera l’angolo di Cobb, individuato su una RX:
- anteroposteriore della colonna, per la scoliosi;
- laterale della colonna, per quanto riguarda l’ipercifosi.
L’angolo di Cobb consente di identificare la gravità di una curvatura anormale e comprendere se si tratta di un paramorfismo o dismorfismo.
Paramorfismi

Per paramorfismo si intende un atteggiamento posturale scorretto, spesso causato da problemi a:
- muscoli;
- tendini;
- articolazioni.
Sono generalmente reversibili e facilmente correggibili con ginnastica posturale e fisioterapia.
I paramorfismi possono essere causati da:
- cattivo controllo posturale;
- sedentarietà;
- introversione psicologica del paziente.
Nonostante possano essere facilmente corretti, il paramorfismo se non trattato nell’età di insorgenza (in genere l’età della pubertà) e mantenuto per tanto tempo può irrigidire la colonna, evolvendo in ipercifosi o scoliosi vera e propria.
I paramorfismi più comuni sono:
- l’atteggiamento ipercifotico;
- l’atteggiamento scoliotico.
Dismorfismi

I dismorfismi, invece, sono alterazioni vere e proprie della morfologia della colonna vertebrale.
Sono irreversibili e vengono spesso caratterizzati da una rotazione delle vertebre, alterando il rachide a livello anatomico e funzionale, e mostrano un curvatura in gradi Cobb maggiore.
Sono difficili da correggere con tutori e busti e richiedono nella maggior parte dei casi l’intervento chirurgico; il trattamento fisioterapico può essere comunque utile per non peggiorare ulteriormente la condizione, in quanto i dismorfismi tendono all’ingravescenza.
I dismorfismi più comuni, invece, sono:
- l’ipercifosi;
- la scoliosi.
Chiamate anche cifosi rigide o semi-rigide, le ipercifosi nella maggior parte dei casi sono compensate da un’iperlordosi lombare, prendendo il nome di cifolordosi.
Oltre a quanto detto, l’ipercifosi può essere legata ad una deformazione ad origine genetica delle vertebre della colonna, che si presentano cuneizzate: in questo caso si parlerà di morbo di Scheuermann, che per via dell’anatomia vertebrale porterà ad un’ipercifosi strutturata.
Angolo di Cobb e scoliosi

La misurazione precisa dell’angolo di Cobb è, dunque, fondamentale per poter individuare il piano terapeutico più adeguato.
Per quanto riguarda la cifosi, una curvatura è considerata normale quando è compresa tra i 20-25° e i 40-45° Cobb. Il valore ideale è di 35°; superati i 45° si definisce l’ipercifosi.
Si parla di scoliosi, invece, quando la curvatura laterale supera i 10° Cobb, distinguendo:
- scoliosi lieve (10-20° Cobb);
- scoliosi moderata (20-40° Cobb);
- scoliosi grave (oltre i 40° Cobb).
Durante l’esame obiettivo, lo specialista potrà comprendere precocemente se si tratta di un semplice paramorfismo o se si trova in presenza di patologie strutturate più complesse.
Con le radiografie sarà possibile valutare anche la presenza di cedimenti o deformità, come nel caso del morbo di Scheuermann, così da poter valutare l’iter terapeutico adeguato in base alla specificità del caso.
Queste alterazioni morfologiche, infatti, possono cambiare completamente la prognosi, richiedendo trattamenti alle volte più complessi, come l’intervento chirurgico.
L’angolo di Cobb è comunque una misurazione che può risultare errata in alcuni casi, in quanto eseguita su una radiografia, per cui bidimensionale.
Per questo motivo non è in grado di individuare, ad esempio, il grado di rotazione sull’asse di una vertebra o l’asimmetria della curvatura: una scoliosi ad S si mostra in maniera molto diversa rispetto ad una C, più evidente in quanto meno compensata.
Per cui una scoliosi a S con le curvature a 45° Cobb sarà particolarmente differente da quella a C con stesso grado, in cui sarà evidente il gibbo con il test di Adams.
Ad integrazione di questo importante dato, dunque, si utilizza un moderno sistema di valutazione radiologica (EOS) che permette la misurazione della rotazione assiale e morfologica dell’intera deformità, oltre che consente di ricostruire la morfologia ossea e identificare l’algoritmo terapeutico più efficace.
Trattamenti
Con un costante controllo da parte dello specialista sul grado di evoluzione della condizione, in base alla gravità si ricorre a:
- fisioterapia e ginnastica posturale, associate a farmaci per arrestare un eventuale dolore;
- correzione con busti o corsetti;
- chirurgia di correzione con o senza fusione spinale.
Fisioterapia e ginnastica posturale
La fisioterapia nei casi di atteggiamento anomalo è generalmente risolutiva.
L’obiettivo in questo caso è il rinforzo muscolare con conseguente assestamento della struttura vertebrale dell’individuo.
In caso di atteggiamento ipercifotico si mira al potenziamento di:
- sottospinato;
- deltoide posteriore;
- trapezio;
- piccolo rotondo.
Questi muscoli realizzano il movimento di extrarotazione dell’omero e la loro diminuzione in termini di lunghezza possono diminuire l’atteggiamento ipercifotico.
In più, sarà necessario allungare ed diminuire la tensione del:
- sottoscapolare;
- grande rotondo;
- gran pettorale;
- gran dorsale.
Allo stesso modo, per quanto riguarda un atteggiamento scoliotico nella zona lombare, i muscoli che verranno maggiormente presi in esame saranno:
- l’ileo-psoas;
- il quadrato dei lombi.
Diversamente, in caso di paramorfismo nella zona dorsale, si rinforzano:
- i romboidi;
- il grande dorsale;
- il trapezio.
Busti e tutori
I casi medio-gravi di ipercifosi e di scoliosi possono richiedere, per rallentare la progressione, l’utilizzo di corsetti, busti o tutori.
In alcuni casi si può ottenere la correzione, grazie al sostegno che questi forniscono per il mantenimento della postura corretta.
Intervento chirurgico

Le ipercifosi e le scoliosi strutturate più gravi possono talvolta richiedere il trattamento chirurgico.
La tendenza è naturalmente quella di evitare gli interventi, ma nei casi in cui è presente una rapida evoluzione può essere l’unico trattamento in grado di contrastarne l’aumento.
Il trattamento di elezione è la fusione vertebrale, che con l’utilizzo di barre e viti percutanee ferma la curvatura progressiva della colonna, immobilizzando le vertebre responsabili.
Attuabile oggi con procedura mini-invasiva, la fusione spinale restituisce al paziente, nei limiti della flessibilità della colonna, un rachide funzionale ed anatomicamente corretto, eliminando il gibbo che spesso è motivo di forte disagio per i giovani pazienti.
La nuova frontiera della chirurgia delle deformità spinali è rappresentata dalla “epifisiodesi dinamica” (Tethering o Anterior Scoliosis Correction – ASC), ove la correzione della curva avviene sfruttando l’arresto dell’accrescimento sulla parte convessa della scoliosi mediante l’uso di viti e speciali corde.
Eseguita per via anteriore (transtoracica o transaddominale), le vertebre vengono messe in “tensione” tra di loro e la deformità si “autocorregge” gradualmente pur mantenendo un certo grado di mobilità intrinseca.
Occorre però aspettare i risultati a lungo termine (> a 10 anni) di questa promettente nuova tecnica che potrebbe rivoluzionare la cura della scoliosi.
Va ricordato comunque che come ogni altro intervento, la correzione chirurgica (con o senza fusione) di una deformità può avere delle complicazioni, accresciute dalla delicatezza della zona da trattare: per questo motivo viene preso in considerazione solo nei casi estremamente gravi che non sono responsivi a tutti gli altri trattamenti.