Per comprendere la differenza tra paramorfismi e dismorfismi della colonna vertebrale, condizioni apparentemente simili ma che richiedono trattamenti diversi, bisogna partire sempre dalla storia clinica del paziente: ogni condizione è unica e richiede sempre una valutazione specialistica.
Non tutte le curvature anomale del rachide infatti sono patologiche: spesso il loro trattamento è semplice e richiede solo un programma di fisioterapia per il recupero della condizione iniziale.
Mentre i paramorfismi sono atteggiamenti posturali scorretti, un disformismo modifica strutturalmente la colonna: una diagnosi corretta permette di differenziare le cure.
I paramorfismi e i dismorfismi della colonna vertebrale
In breve, i paramorfismi sono più semplici da curare, mentre i dismorfismi richiedono, nei casi più severi, l’intervento chirurgico, per cui è bene prima di tutto identificare la condizione e procedere nella maniera più adeguata.
Iniziamo, dunque, illustrando più nello specifico le differenze tra paramorfismi e dismorfismi della colonna vertebrale, soffermandoci poi sui trattamenti disponibili.
Paramorfismo della colonna vertebrale

I paramorfismi della colonna vertebrale sono atteggiamenti posturali scorretti, conseguenza anche dell’assunzione di posizioni anomale ripetute nel tempo.
Numerose condizioni possono influire nello sviluppo di un paramorfismo, ma niente che non possa essere corretto dal paziente indipendentemente.
Tra questi rientrano:
- posture scorrette della colonna vertebrale (come sui banchi di scuola, uso di smartphone);
- l’utilizzo di uno zaino pesante;
- la postura scorretta assunta in ufficio utilizzando il computer;
- le abitudini posturali sbagliate del paziente.

Non si parla di modificazioni permanenti e la ginnastica posturale o la fisioterapia rendono queste condizioni reversibili.
I paramorfismi della colonna vertebrale sono:
- l’atteggiamento scoliotico, ovvero una leggera curvatura laterale della schiena;
- l’ipercifosi (nelle forme lievi), dove si presenta una leggera gibbosità;
- postura iperlordotica (la cosiddetta postura militare) in cui si evidenzia un incremento della lordosi lombare, il bacino ruotato anteriormente e una tendenza alla flessione delle anche;
- postura ipolordotica, ovvero la schiena piatta;
- postura flat-back (dorso piatto), con la testa e il collo in avanti, mantenendo la zona lombare dritta;
- postura swayback, in cui il bacino è posizionato anteriormente al torace e la testa risulta protesa in avanti.
Tutte queste condizioni riflettono ipertrofia e ipotonia di alcune fasce muscolari, oppure l’allungamento eccessivo e l’indebolimento di diversi gruppi di muscoli, che tendono a modificare leggermente la postura.
È importante, comunque, la correzione di ogni paramorfismo, in quanto è possibile che questo evolva, se non trattato, in dismorfismo.
Dismorfismo della colonna vertebrale

Il dismorfismo della colonna vertebrale, invece, è una condizione più severa, in cui si presentano delle vere e proprie modificazioni della morfologia del rachide.
Il trattamento è più complesso, in quanto la modificazione assume carattere di irreversibilità, come:
- la rotazione di una o più vertebre sull’asse (come in caso di rotoscoliosi);
- un’anomalia della forma naturale (di natura generalmente congenita),
e mostrano un andamento sempre evolutivo.
Tra i dismorfismi della colonna vertebrale si annoverano:
- la scoliosi propriamente detta (in cui si presenta anche una rotazione delle vertebre);
- l’ipercifosi, nella forma cronica;
- il morbo di Scheuermann, in cui le vertebre assumono una forma a cuneo;
- l’iperlordosi, associata spesso ad atteggiamento scoliotico o ipercifosi lieve.
La correzione dei dismorfismi del rachide è, purtroppo, più complessa e richiede osservazione costante, vista la natura ingravescente della condizione.
Il percorso di cure
I trattamenti per i paramorfismi o dismorfismi della colonna vertebrale vengono studiati partendo proprio dalla diagnosi differenziale tra queste due condizioni.
Come anticipato prima, ogni anomalia deve essere valutata nello specifico, sia per poter identificare con chiarezza il trattamento, sia per poter comprendere un eventuale carattere evolutivo della patologia.
Più nello specifico, i paramorfismi possono essere trattati con esercizi e fisioterapia, senza l’ausilio di busti posturali e tantomeno della chirurgia.
I dismorfismi, invece, prevedono in primo luogo il rinforzo della muscolatura e successivamente l’utilizzo di tutori: la chirurgia viene evitata quando possibile, anche se in alcuni casi si rende necessaria, soprattutto quando si evidenzia una progressione particolarmente veloce.
Esercizi posturali

La ginnastica correttiva viene consigliata dopo un’attenta analisi posturale del paziente, prevedendo in genere:
- l’allungamento delle retrazioni muscolari;
- il potenziamento dei muscoli ipotonici;
- la ricerca della postura corretta in situazioni statiche e dinamiche;
- l’autocorrezione dei difetti posturali.
Questo tipo di esercizi interessano i muscoli più deboli, come quelli a supporto della colonna e quelli a livello addominale: l’obiettivo è quello di eliminare il dolore occasionale e permettere al paziente di mantenere la postura in modo autonomo.
Come è facilmente intuibile, si richiede costanza nello svolgimento per poter ottenere risultati efficaci e soddisfacenti.
Busti correttivi
Una volta identificato il dismorfismo e la causa del dolore, si procede con la scelta del busto correttivo appropriato.
Ogni busto e ogni tutore ha un obiettivo ben preciso, alleggerendo il carico sulla colonna e fornendo sostegno alla zona interessata dall’anomalia.
Inizialmente il loro utilizzo risulta essere fastidioso, ma con il tempo il paziente riuscirà a svolgere in autonomia le attività giornaliere: l’adozione di un corsetto correttivo, infine, viene generalmente associata allo svolgimento degli esercizi posturali.
Chirurgia spinale

La chirurgia vertebrale viene presa in considerazione esclusivamente per i dismorfismi, in particolare quando:
- la condizione presenta caratteristiche di evolutività, con una progressione veloce;
- il dolore è costante e non tende a diminuire.
Nello specifico, si prende in considerazione quando:
- la scoliosi supera i 40° di Cobb;
- l’ipercifosi supera gli 70° di Cobb.
Il trattamento d’elezione è la fusione spinale, in cui vengono applicati dei frammenti di osso per rendere fisse e stabili le vertebre interessate dalle anomalie.
Si fa ricorso all’utilizzo di barre e viti (modernamente anche per via percutanea), che mantengono ferme le vertebre durante il processo di fusione, con le quali il chirurgo, in base alla flessibilità della colonna, riporta fin quanto possibile in posizione corretta il rachide deviato.
Intervento delicato che richiede una collaborazione multidisciplinare per poter ottenere risultati ad alto livello di soddisfazione per il paziente ed il chirurgo, può essere effettuato con tecnica mini-invasiva in pochi centri in Italia.