Frattura vertebrale: tipologie, cause, sintomi e cure

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La frattura vertebrale, chiamata anche frattura spinale, è una condizione caratterizzata dalla rottura di una o più vertebre della colonna.

Per quanto possa sembrare un evento molto delicato, viene considerato emergenza chirurgica solo in alcuni casi, come a seguito di incidenti stradali che interessano anche il midollo spinale.

Nei casi di osteoporosi, ad esempio, la prima soluzione adottata è, nella maggior parte dei casi, di tipo conservativo.

Vediamo insieme le varie tipologie, per comprendere in che modo possa verificarsi la frattura vertebrale e quali possono essere le soluzioni.

Le cause di una frattura vertebrale

frattura vertebrale da caduta

Le fratture vertebrali possono essere provocate da diverse condizioni, ma generalmente in seguito a traumi ad alta energia, come:

  • incidenti stradali;
  • cadute da altezze elevate;
  • colpi da arma da fuoco;
  • altri traumi violenti.

Possono essere associate ad altre fratture e quando si verifica una compressione del midollo spinale (come nelle fratture in distrazione o in dislocazione), è necessario un trattamento immediato, una volta eseguita una attenta valutazione dei parametri vitali del paziente.

In base ai dati statistici, l’età in cui si verificano maggiormente le fratture traumatiche ad alta energia è tra i 18 e i 25 anni, principalmente nel sesso maschile.

Un’altra causa di frattura vertebrale può essere l’osteoporosi, con conseguenti fratture in compressione che solitamente non interessano il midollo spinale: non essendoci danni neurologici e non verificandosi una dislocazione della zona fratturata, i trattamenti d’elezione almeno in una prima fase sono di tipo conservativo.

Le tipologie di frattura vertebrale

frattura vertebrale

In base alle cause che le generano e alla modalità di rottura, le fratture vertebrali vengono identificate con nomi differenti:

  • frattura in flessione (che può essere in compressione e da scoppio);
  • frattura in estensione/distrazione;
  • frattura in rotazione (con o senza dislocazione).

Frattura in flessione

frattura vertebrale osteoporotica

Le fratture in flessione possono essere di due tipi:

  • frattura da compressione, tipica dei pazienti osteoporotici (soprattutto nelle donne in menopausa) o con malattie che indeboliscono le ossa;
  • frattura da scoppio, tipica delle cadute dall’alto con atterraggio sui piedi.

Nei casi di fratture da compressione, solo la parte anteriore della vertebra si rompe e si riduce in altezza, provocando una frattura vertebrale stabile, senza coinvolgimento del midollo spinale.

In entrambi i casi non si ha una dislocazione delle parti interessate, ma quella a scoppio può essere molto pericolosa in quanto l’impatto può spostare le schegge d’osso, danneggiando il midollo spinale: infatti, la metà dei casi di frattura vertebrale da caduta può esitare in paralisi o danni neurologici permanenti.

Frattura in estensione/distrazione

Le fratture in estensione sono tipiche degli incidenti stradali frontali, in cui il bacino viene tenuto fermo sul sedile dalla cintura e la parte superiore subisce un grave spostamento verso avanti.

Generalmente interessa la vertebra nella sua totalità e difficilmente si presenta a livello cervicale, ma quasi sempre a livello toracico o lombare: sono fratture instabili, che necessitano di un trattamento immediato e possono essere associate ad altre lesioni.

Frattura in rotazione

Le fratture in rotazione sono più rare rispetto alle altre e si distinguono in:

  • fratture del processo trasverso (a seguito di una rotazione errata ai lati esterni della colonna);
  • fratture da dislocazione, molto instabili, che interessano sia la parte ossea sia quella legamentosa.

I sintomi di una frattura vertebrale

frattura vertebrale sintomi

Il sintomo maggiormente riscontrato in caso di frattura vertebrale è il dolore alla schiena, che tende ad aumentare durante il movimento: per questo motivo, soprattutto nei casi di frattura da compressione in  osteoporosi, spesso non viene riconosciuta immediatamente la lesione, ma solo a seguito di una RX.

L’esame clinico, infatti, non permette di riconoscere il danno, rendendo necessari i test di imaging per una diagnosi efficace.

Nei casi più gravi, ad esempio a seguito di un incidente stradale, al quadro sintomatologico si possono aggiungere problemi neurologici, come:

  • difficoltà a controllare gli sfinteri;
  • intorpidimento degli arti;
  • paralisi parziale o totale degli arti.

Le fratture a livello toracico e lombare sono le più comuni, ma nei casi di fratture cervicali, un trauma molto forte può portare anche a svenimento.

Trattamenti disponibili

Diversamente da come si possa pensare, una frattura vertebrale è curabile anche tramite trattamento conservativo: solo i casi più gravi (relativi a traumi ad alta energia) possono necessitare di un intervento chirurgico.

Busto per la schiena

busto per la schiena

Quando la frattura non è dislocata e si verifica una variazione in altezza, si fa ricorso a terapie con busti correttivi e riposo.

È indicato nei casi di frattura da osteoporosi, in quelle stabili e che non vedono coinvolto il midollo spinale: in genere si attuano per un periodo che varia dai 45 ai 60 giorni, ma il dolore può protrarsi anche oltre questo periodo.

Per questo si associa un trattamento antidolorifico per permettere lo svolgimento delle attività giornaliere, che riprenderanno in un periodo di tempo compreso tra i 2 e i 6 mesi in base alla condizione fisica generale del paziente.

Intervento chirurgico

L’intervento chirurgico viene eseguito per le fratture instabili, come quelle da estensione, in alcuni casi delle fratture da scoppio e quelle con dislocazione.

Considerando il rischio di coinvolgimento del midollo spinale, va prima valutato il quadro complessivo del paziente e la gravità delle eventuali lesioni compresenti, che possono portare a danni più gravi rispetto alle possibili complicazioni dell’operazione chirurgica.

I trattamenti in questione sono:

  • la laminectomia, per effettuare la decompressione delle componenti nervose se coinvolte;
  • l’artrodesi con sintesi mediante barre e viti percutanee, per la stabilizzazione delle vertebre fratturate.

Le tecniche descritte possono essere svolte con un approccio mini-invasivo in pochi centri specializzati in Italia: rispetto all’aggressività più marcata delle tecniche a cielo aperto, in questo modo sarà possibile avere un impatto decisamente inferiore alle strutture adiacenti, con risultati simili – se non superiori – alla tecnica tradizionale.

Bisogna ricordare che quando la frattura interessa anche il midollo spinale, nemmeno la chirurgia è in grado di riparare il danno neurologico subito: purtroppo ad oggi non vi è modo o tecnologie per un recupero di una lesione midollare completa.

La tempistica di un eventuale intervento risulta fondamentale; nelle lesioni midollari incomplete prima esse vengono trattate, maggiori probabilità di recupero funzionale abbiamo.

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Georgios Bakaloudis

Georgios Bakaloudis

Sono il dr. Georgios Bakaloudis, sono il responsabile dell’Unità di Ortopedia e Chirurgia della Colonna 1 del gruppo Humanitas presso l’ospedale San Pio X a Milano.