Laminectomia decompressiva: la decompressione del canale vertebrale

La laminectomia decompressiva è l'intervento d'elezione per la stenosi: permette di tornare a camminare, senza dolore, già a 24 ore dall'operazione.

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La laminectomia decompressiva è una soluzione chirurgica che prevede la rimozione di una o più lamine per decomprimere il midollo spinale e le radici nervose.

La pressione delle strutture nervose della colonna viene, in genere, causata da patologie degenerative, come la stenosi cervicale o lombare, o da traumi, come nel caso della frattura vertebrale.

Per evitare appunto complicazioni e ripercussioni ulteriori, si può procedere con la laminectomia decompressiva, che prevede la rimozione della lamina delle vertebre interessate da stenosi o frattura.

Quando si prende in considerazione l’intervento

stenosi lombare intervento

Come anticipato, la laminectomia decompressiva viene utilizzata in alcuni casi di:

  • stenosi del canale cervicale o lombare;
  • frattura delle vertebre;
  • gravi ernie discali.

La stenosi spinale è un restringimento, generalmente a natura progressiva, del canale vertebrale, che causa una compressione del midollo osseo e delle radici spinali.

Nelle fasi più avanzate, infatti, questa condizione provoca una serie di deficit neurologici che influiscono negativamente sulla qualità di vita del paziente.

I sintomi della stenosi sono:

  • dolore;
  • intorpidimento degli arti;
  • senso di debolezza generalizzato;
  • perdita di controllo degli sfinteri (nei casi molto gravi);
  • alterata percezione della sensibilità agli stimoli sensitivi (parestesia).

La laminectomia decompressiva è un intervento estremamente delicato, che viene effettuato solo quando le terapie conservative non riescono più a controllare i sintomi sopra citati.

L’intervento dura meno di 60 min, il/la paziente può deambulare dopo alcune ore, con un ricovero in ospedale che non supera i 2/3 giorni.

Considerata la sede d’operazione, dunque, si tende ad evitarlo, anche se viene ritenuto un intervento sicuro.

Tuttavia, non può essere effettuato nei pazienti:

  • in età avanzata;
  • con problemi di coagulazione del sangue;
  • con gravi osteoporosi,

che potrebbero risentire fortemente anche delle più piccole complicazioni.

Come viene effettuato l’intervento

laminectomia lombare

Inizialmente il paziente viene collegato a dei macchinari per il monitoraggio della condizione cardiaca, della pressione e del livello di ossigeno del sangue durante l’operazione.

Successivamente si procede, nel caso di procedura mini-invasiva, con la creazione delle incisioni che permettono l’accesso degli strumenti chirurgici.

In questo modo, le strutture adiacenti alle vertebre (muscoli e legamenti) vengono preservate, migliorando il recupero post-operatorio.

In seguito con un microscopio si procede con l’individuazione della/e vertebra/e, incidendo le lamine ed asportandole; nei casi di operazione “a cielo aperto”, le strutture adiacenti vengono poi riposizionate in sede.

È possibile associare a questo trattamento altri interventi, ovvero:

  • discectomia o microdiscectomia (rimozione dell’ernia del disco);
  • fusione spinale (necessaria nei casi di stenosi associata ad instabilità vertebrale).

Possibili complicazioni

La laminectomia decompressiva è diventata una procedura sempre più precisa, abbassando notevolmente i rischi grazie all’utilizzo della tecnica mini-invasiva.

Tuttavia, vista l’importanza della zona, è una procedura che può avere delle complicazioni, che vanno valutate attentamente sia dal paziente che dal chirurgo.

Si può presentare, infatti, la possibilità di:

  • emorragia;
  • infezione;
  • reazione allergica all’anestesia;
  • formazione di coaguli (trombi);
  • danni permanenti ai nervi spinali.

Per ovviare a queste complicazioni, vengono effettuati diversi esami prima di sottoporsi all’intervento, a seguito di una valutazione accurata della storia clinica del paziente.

Con una piccola accesso longitudinale posteriore, la “riapertura del canale” può essere effettuata più velocemente: è attualmente un trattamento che viene svolto in pochi centri d’eccellenza in Italia.

La chirurgia mini-invasiva, quindi, permette di ridurre notevolmente i rischi legati a questa operazione, a differenza della chirurgia “a cielo aperto”, più invasiva e utilizzata solo in casi selezionati.

Preparazione alla laminectomia decompressiva

intervento chirurgico di laminectomia

Prima di sottoporsi a questo intervento, il chirurgo vertebrale analizza la storia clinica del paziente, per poi effettuare gli accertamenti necessari per la corretta riuscita.

L’importanza della storia clinica, permette al chirurgo di conoscere eventuali allergie, la presenza in passato di problemi cardiocircolatori, l’assunzione dei farmaci ed eventuali condizioni patologiche (come il diabete).

A seguito dell’esame obiettivo, dunque, si richiede al paziente

  • l’esame del sangue;
  • l’elettrocardiogramma;
  • la radiografia della zona interessata da stenosi;
  • la risonanza magnetica.

Una volta accertata la candidabilità, il paziente dovrà osservare delle norme per poter effettuare l’intervento:

  • presentarsi a digiuno il giorno dell’intervento;
  • sospendere eventuali trattamenti a base anticoagulanti, antiaggreganti e antinfiammatori, in quanto predispongono ad emorragie;
  • smettere di fumare o ridurre drasticamente il consumo di sigarette.

La sospensione dei farmaci, comunque, va discussa sia con il proprio medico generale, sia con il chirurgo.

I pazienti diabetici dovranno necessariamente comunicare la propria condizione, in modo che il chirurgo possa variare la procedura in base al soggetto.

La riabilitazione dopo la laminectomia decompressiva

Dopo la laminectomia decompressiva, il paziente viene tenuto in osservazione per un giorno, dopodiché viene dimesso dall’ospedale e comincia il programma di riabilitazione.

Si consiglia di iniziare un programma di fisioterapia il prima possibile, per recuperare la funzioni naturali del rachide.

Questo risulta essere molto importante, in quanto si riottiene il livello di funzionalità antecedente la patologia e si previene il ritorno della lombosciatalgia.

La rieducazione, dunque, avviene subito, subordinata ai tempi di guarigione dei tessuti interessati dall’atto chirurgico, con obiettivi a complessità crescente, prevedendo:

  • educazione del paziente;
  • riacquisizione dei normali movimenti e della flessibilità del rachide;
  • rinforzo dei muscoli adiacenti;
  • educazione posturale;
  • recupero del controllo della colonna.

Successivamente all’operazione, è normale avvertire del dolore, che può essere controllato senza problemi con farmaci antidolorifici.

Diverso è il caso in cui il dolore si presenti con forte intensità: in questa condizione, è bene contattare tempestivamente il chirurgo, per comprendere immediatamente la causa ed agire di conseguenza.

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Georgios Bakaloudis

Georgios Bakaloudis

Sono il dr. Georgios Bakaloudis, sono il responsabile dell’Unità di Ortopedia e Chirurgia della Colonna 1 del gruppo Humanitas presso l’ospedale San Pio X a Milano.

Dal 2023 sono professore del master di II° livello in Chirurgia Vertebrale Spinale di Humanitas University.