Impronta sul sacco durale: la correlazione tra sintomi e cause

I sintomi e la cura di un'impronta sul sacco durale dipendono dalle 2 cause che la provocano: bulging discale e stenosi vertebrale.

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Spesso, a seguito di una risonanza magnetica alla colonna vertebrale, si ha a che fare con termini particolarmente complessi che possono preoccupare il paziente: per questo motivo, l’articolo in questione si propone di spiegare cosa si intende per impronta sul sacco durale, i suoi sintomi, e quale relazione ha con:

  • l’ernia del disco;
  • la stenosi.

Iniziamo spiegando brevemente che cos’è il sacco durale e in che modo le condizioni sopra indicate generano un’impronta su questa struttura.

Il sacco durale

sacco durale

Il sacco durale è la dura madre del midollo spinale, l’ultimo, nonché il più spesso, dei tre strati meningei che lo proteggono.

Ha inizio poco prima del forame magno, il foro che mette in comunicazione la cavità cranica con il midollo spinale e termina a livello della II vertebra sacrale (S2).

Il sacco durale, assieme alle altre 2 meningi, ovvero:

  • aracnoide;
  • pia madre,

ha l’importante compito di proteggere il midollo spinale, che insieme all’encefalo, costituiscono il sistema nervoso centrale.

Per tutta la sua estensione, il sacco durale comunque non va mai a toccare le pareti del foro vertebrale, rimanendo a distanza e generando lo spazio epidurale.

In questo spazio è presente del tessuto adiposo con arterie e vene che hanno rispettivamente il compito di:

  • nutrire il midollo spinale;
  • portare il sangue senza ossigeno al cuore.

Oltre a ciò, il sacco durale ricopre la cauda equina, l’ultimo fascio di nervi esattamente sotto il midollo spinale.

L’impronta sul sacco durale

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Essendo la parte più esterna dei tre foglietti meningei che ricoprono il midollo spinale, l’impronta sul sacco durale non è altro che la compressione data da:

  • una protrusione discale;
  • una stenosi,

ai danni di questa struttura.

Queste due condizioni diminuiscono lo spazio dedicato al canale vertebrale e invadono lo spazio epidurale, generando una compressione del sacco durale: limitando lo spazio dedicato al midollo spinale e alle radici, l’impronta causa diversi sintomi, associati alle due condizioni che la generano.

I sintomi di un’impronta sul sacco durale

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I sintomi accusati in caso di impronta sul sacco durale sono quelli tipici della stenosi del canale vertebrale o del bulging discale, in quanto conseguenza di queste due condizioni. Pertanto si manifesta:

  • lombalgia localizzata nel punto di restringimento;
  • formicolio a gluteo, gamba o piede, in base al fascio di nervi interessato dalla compressione (parestesia);
  • dolore agli arti inferiori che aumenta durante la deambulazione;
  • perdita di forza degli arti.

Le cause

Le cause di un’impronta sul sacco durale sono da ricercare nella condizione che l’ha generata, per tanto bisogna comprendere se si tratta di stenosi o di protrusione discale.

Bulging discale

bulging discale

La protrusione discale, chiamata anche bulging discale, è generalmente il preludio dell’ernia del disco, una discopatia in cui il nucleo polposo contenuto all’interno fuoriesce, invadendo le strutture circostanti.

Le protrusioni discali, allo stesso modo, sono una tipica conseguenza dell’invecchiamento, in quanto i dischi vertebrali tendono con il tempo a disidratarsi e ad indebolirsi, predisponendosi alla rottura e alla deformazione.

Stenosi vertebrale

stenosi spinale

La stenosi del canale vertebrale può essere causata da:

  • malformazioni congenite delle vertebre;
  • fratture vertebrali (di natura post-traumatica);
  • l’invecchiamento, la forma più comune, che colpisce generalmente le persone dopo i 60 anni d’età (di natura degenerativa).

Altre cause

Altre cause possibili di protrusione discale sono:

  • l’obesità;
  • la sedentarietà;
  • le abitudini posturali errate;
  • i traumi della colonna.

La diagnosi

Per identificare la localizzazione precisa di una compressione del sacco durale e per poter effettuare una diagnosi accurata, si procede in primo luogo con l’esame clinico del paziente, approfondendo poi con:

  • radiografie;
  • risonanza magnetica;
  • TAC.

Questi due ultimi esami, in particolar modo, risultano essere molto utili, in quanto identificano con chiarezza il punto di compressione, senza dover ricorrere ad esami più invasivi come la mielografia.

I trattamenti di un’impronta sul sacco durale

Nella maggior parte dei casi, la sintomatologia correlata all’impronta sul sacco durale può essere eliminata con terapie conservative.

Quando la causa che la genera mostra una progressione veloce e il dolore tende all’aggravamento, può essere preso in considerazione il trattamento chirurgico.

Va sottolineato, comunque, che la chirurgia è riservata solo nei casi estremamente gravi e viene generalmente evitata, per cui non si va a trattare l’impronta in sé, quanto l’aggravamento della causa che l’ha generata.

Terapie conservative

Il trattamento conservativo in caso di impronta sul sacco durale è generalmente efficace, soprattutto se conseguenza di un bulging discale.

A questo proposito, si procede con:

  • un periodo di riposo da attività stressanti per la colonna vertebrale;
  • la somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS);
  • la fisioterapia;
  • la dieta (nei pazienti sovrappeso e obesi).

La fisioterapia sarà molto utile per comprendere i movimenti possibili e quelli da evitare, con lo scopo non solo di eliminare il dolore, ma prevenirlo e insegnare al paziente un’educazione posturale migliore.

Microdiscectomia

microdiscectomia

La microdiscectomia è il trattamento chirurgico mini-invasivo per il trattamento dell’ernia del disco grave.

Evoluzione della discectomia tradizionale, il trattamento in questione può essere preso in considerazione quando sussistono le seguenti condizioni:

  • dolore persistente per almeno 6 settimane;
  • si presentano deficit ambulatori;
  • si presenta la sindrome della cauda equina.

Quest’ultima condizione viene trattata in urgenza, in quanto può portare anche a paralisi completa degli arti.

La microdiscectomia, dunque, prevede la rimozione del contenuto erniato per liberare il canale spinale compresso.

Ci tengo a stressare il concetto che questi trattamenti sono riservati ad un numero esiguo di pazienti, le quali condizioni risultano molto gravi e inficiano sensibilmente la qualità di vita.

Normalmente, infatti, le terapie conservative risultano essere particolarmente efficaci, migliorando la quotidianità del paziente affetto ernia del disco o da stenosi del canale vertebrale.

Laminectomia decompressiva

laminectomia decompressiva

La laminectomia decompressiva è il trattamento per la stenosi grave, che provoca diversi deficit neurologici a causa della compressione delle radici spinali e dei nervi.

È un intervento particolarmente delicato, preso in considerazione solo quando le terapie conservative non riescono ad attenuare la sintomatologia, che prevede l’incisione e l’asportazione delle lamine per liberare le strutture compresse.

Potete approfondire l’argomento nel dettaglio in questo articolo dedicato:
Laminectomia decompressiva: la decompressione del canale vertebrale.

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Georgios Bakaloudis

Georgios Bakaloudis

Sono il dr. Georgios Bakaloudis, sono il responsabile dell’Unità di Ortopedia e Chirurgia della Colonna 1 del gruppo Humanitas presso l’ospedale San Pio X a Milano.