La vertebroplastica: indicazioni, come si esegue, durata e tempi di recupero

La vertebroplastica è un intervento mini-invasivo che elimina in 48 ore il dolore delle fratture da crollo vertebrale senza deformità.

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La vertebroplastica è un intervento mini-invasivo che elimina in 48 ore il dolore delle fratture da crollo vertebrale senza deformità.

La vertebroplastica è il trattamento d’elezione per le fratture vertebrali causate dall’osteoporosi, in quanto tecnica:

  • di facile esecuzione;
  • a basso rischio;
  • dai tempi di recupero rapidi.

Non può essere utilizzata nei crolli vertebrali con deformità annessa, per i quali si utilizza la cifoplastica percutanea o la stabilizzazione percutanea nei casi più complessi.

La vertebroplastica

vertebroplastica

La vertebroplastica percutanea prevede l’applicazione di un cemento nella vertebra fratturata, che solidificandosi in pochi minuti la stabilizza e consente l’eliminazione della sintomatologia.

Eseguita in anestesia locale, la vertebroplastica è possibile grazie all’utilizzo di un ago cavo, che con guida radiografica raggiunge la zona fratturata e consente l’iniezione del cemento speciale.

È un trattamento che non richiede incisioni: per questo è considerata una metodica mini-invasiva.

I risultati della vertebroplastica sono evidenti già dopo poco tempo: entro 24-48 ore, infatti, il dolore causato dalla frattura si risolve grazie alla cementificazione vertebrale.

Durata

La durata media della vertebroplastica percutanea è di 30 minuti.

Nel caso di fratture multiple trattabili contestualmente, la durata della procedura può aumentare.

Le indicazioni alla vertebroplastica

fratture vertebrali osteoporosi

La vertebroplastica trova applicazione nel caso di:

Le fratture osteoporotiche sono un evento frequente in età avanzata, motivo per cui è stata sviluppata questa tecnica, per limitare il dolore e restituire il movimento nella maniera più rapida possibile.

Non può essere utilizzata, ad ogni modo, nel caso in cui sia presente anche una deformità vertebrale, per cui viene utilizzata la cifoplastica percutanea.

Viene indicata, infine, nei casi in cui i trattamenti conservativi non riescano a stabilizzare la condizione, come:

  • l’utilizzo di tutori;
  • il riposo da attività che richiedono sforzi a carico della schiena;
  • l’assunzione di farmaci antidolorifici.

A differenza di fratture in altre sedi, in cui è prevista generalmente l’immobilizzazione della zona, nel caso della colonna vertebrale questa pratica si evita: l’immobilità, infatti, è sconsigliata nei pazienti anziani, in quanto porta a conseguenze negative, per cui devono preservare un certo grado di movimento per restare sani.

La vertebroplastica non richiede una preparazione particolare, ma è necessario un attento studio con test di imaging, con:

  • radiografia;
  • risonanza magnetica;
  • scintigrafia ossea;
  • TAC.

La convalescenza dopo la vertebroplastica

vertebroplastica riabilitazione

La vertebroplastica è una metodica di semplice esecuzione, dai tempi di recupero post-operatori brevi.

È studiata, infatti, per offrire sollievo dalla condizione nel minor tempo possibile, in quanto le fratture vertebrali da osteoporosi possono essere frequenti.

Per questi motivi, il paziente viene dimesso dopo alcune ore dal trattamento o il giorno successivo, vedendo un miglioramento dei sintomi già entro le prime 48 ore.

La vertebroplastica, dunque, non richiede un percorso di riabilitazione specifico.

Possibili rischi della vertebroplastica

La vertebroplastica è un intervento considerato sicuro, ma come ogni operazione può presentare, seppure in bassissima percentuale, alcune complicanze.

Nello specifico possono essere:

  • infezione nella zona trattata;
  • fuoriuscita del cemento osseo sulle strutture adiacenti;
  • ematoma.

Controindicazioni

La vertebroplastica non può essere eseguita, infine, nei pazienti con:

  • frammenti d’osso nel canale vertebrale;
  • deformità e compressione del midollo;
  • infezioni sistemiche;
  • allergia al cemento utilizzato;
  • problemi di coagulazione.

Le differenze con la cifoplastica e la fusione spinale

cifoplastica percutanea

Per quanto la metodica possa sembrare simile, la cifoplastica e la vertebroplastica presentano differenze sostanziali.

In primo luogo, la cifoplastica consente il trattamento dei crolli vertebrali in cui è presente una deformità.

Questo è possibile grazie all’utilizzo di un palloncino (o cricchetto) che crea una nicchia dentro il quale inserire il cemento, ristabilendo l’altezza vertebrale perduta con il crollo.

Nel caso in cui si presentino più fratture che causano instabilità della colonna, si ricorre, invece, al trattamento di fusione spinale.

fusione spinale

Intervento più complesso, eseguito attualmente con tecniche percutanee, la fusione spinale è utile per saldare le vertebre tra loro e aumentarne la resistenza.

A questo proposito si applicano barre e viti ai lati delle vertebre, tra le quali si inseriscono dei frammenti d’osso che incentivano la fusione.

La scelta di questo trattamento in questa categoria di pazienti, tuttavia, deve essere valutata con estrema attenzione, in quanto l’osteoporosi rende deboli le ossa: per questo motivo si tende a preferire le metodiche conservative o meno invasive, come per l’appunto, la vertebroplastica.

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Georgios Bakaloudis

Georgios Bakaloudis

Sono il dr. Georgios Bakaloudis, sono il responsabile dell’Unità di Ortopedia e Chirurgia della Colonna 1 del gruppo Humanitas presso l’ospedale San Pio X a Milano.