Rotoscoliosi: differenze con la scoliosi, diagnosi e possibili cure

La rotoscoliosi è la torsione delle vertebre sul piano orizzontale che perdono il loro normale allineamento. Scopriamo il percorso più corretto per la sua cura.

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La rotoscoliosi è una patologia che interessa il rachide, presentandosi come una deviazione del naturale asse della colonna vertebrale.

Oltre alla curvatura accentuata tipica della scoliosi, la rotoscoliosi si distingue per la malformazione che si verifica a livello delle vertebre: le vertebre risultano ruotate sul piano orizzontale, perdendo il normale allineamento.

Il prefisso roto-, dunque, sottolinea la torsione delle vertebre che influiscono sulla simmetria della colonna vertebrale.

Proseguiamo adesso con un breve focus su cos’è la scoliosi, che ci permetterà di comprendere pienamente questa condizione.

La scoliosi

La scoliosi rientra tra le patologie della colonna vertebrale e risulta caratterizzata da una curvatura anomala del rachide.

Possiamo fare una prima distinzione tra le possibili curvature, individuando:

  • dismorfismo, scoliosi propriamente detta;
  • paramorfismo, atteggiamento scoliotico.

Nel caso della scoliosi intesa come dismorfismo, la correzione è più complessa e non modificabile spontaneamente. Ma cosa si intende esattamente?

Il dismorfismo risulta essere una condizione non sempre correggibile nella sua totalità, e può essere:

Diverso è il caso della scoliosi intesa come paramorfismo: in questo frangente si parla di atteggiamento scoliotico, non di scoliosi vera e propria, che nella maggior parte dei casi è reversibile con terapie conservative.

I paramorfismi hanno natura differente, dati nella maggior parte dei casi da:

  • dismetria degli arti inferiori (dislivello tra gli arti);
  • ipotonia o ipotrofia dei muscoli posturali (specialmente delle strutture paraspinali, che può essere causato da posture scorrette);
  • asimmetria del bacino;
  • contratture antalgiche, che possono portare a meccanismi compensatori per minimizzare il dolore (ad esempio, ernie del disco, tumori ed altre condizioni dolorose).

La rotoscoliosi

rotoscoliosi

La rotoscoliosi viene invece generalmente diagnostica sul piano frontale, anche se possiamo affermare che l’orientamento della colonna viene compromesso in ciascuno dei tre piani dello spazio.

Può verificarsi a qualsiasi età, anche se la fascia più colpita è quella pre e post puberale.

La deformità data dalla rotoscoliosi può avere conseguenze in altre zone, in quanto il nostro corpo tende ad adattarsi e a rispondere agli stimoli delle varie condizioni, anche se anomale.

Per questo una curvatura elevata manderà al nostro cervello dei segnali incoerenti e spingerà la complessa organizzazione del nostro corpo all’adattamento: potremo continuare a muoverci, a mantenere l’equilibrio e non sentiremo più dolore, ma le strutture interessate si svilupperanno in modo errato.

La necessità di intervenire e di controllare, dunque, la condizione risulta essere molto importante, soprattutto se diagnosticata in tenera età, viste le possibili complicazioni nella fase di accrescimento.

Le curve scoliotiche: primaria e secondaria

rotoscoliosi sinistro convessa

Le curve scoliotiche sono generalmente due:

  • curva primaria (vera e propria sede della patologia);
  • curva secondaria (curva di compenso).

Come già anticipato, la curva primaria è la sede della scoliosi, la parte più visibile in cui è riscontrabile il gibbo, mentre la curva secondaria è una risposta adattativa della colonna alla condizione di deformità.

Queste ultime possono essere due, sopra la curva primaria e sotto di essa.

È proprio nella curva primaria, comunque, che si riscontra la rotazione delle vertebre, quindi la rotoscoliosi, che va seguita e trattata costantemente.

Nei referti si riscontrano spesso le diciture rotoscoliosi sinistro convessa, (o rotoscoliosi destro convessa) che fanno riferimento alla curva primaria e ne indicano la direzione.

La diagnosi di rotoscoliosi

La diagnosi di rotoscoliosi prevede sia uno studio del quadro generale del paziente, confermato in seguito con test di imaging.

Nel primo caso sarà necessario effettuare l’anamnesi del paziente, valutando:

  • la storia familiare (per individuare patologie genetiche e eventuali parenti affetti da scoliosi);
  • eventuali fattori di rischio nella fase di sviluppo (nei casi di pazienti nella fase di accrescimento);
  • l’insorgenza del menarca nelle pazienti di sesso femminile (per comprendere il ritmo di crescita);
  • la presenza di patologie (come traumi, deficit intellettivi e neurologici, dolori vertebrali).

Dopo aver raccolto le informazioni necessarie, la diagnosi viene confermata tramite referti radiologici.

Possibili trattamenti

rotoscoliosi rimedi

I trattamenti per la rotoscoliosi possono essere di tipo:

  • conservativo (farmaci, fisioterapia, busti o corsetti);
  • chirurgico.

Il trattamento conservativo viene utilizzato sia per quanto riguarda i paramorfismi, sia per i dismorfismi: la differenza risiede negli obiettivi delle terapie, in base alla condizione.

L’atteggiamento scoliotico può, infatti, essere corretto con programmi di educazione posturale, che permettono il rinforzo delle strutture paraspinali e riportano la colonna in asse.

Nei casi di dismorfismo, invece, permettono di rallentare il progresso della patologia, in genere per le scoliosi sotto i 20 gradi Cobb, in cui inizialmente può essere necessaria solo l’osservazione.

Nei casi più gravi o in cui la deformità progredisce velocemente, si può rendere necessario l’intervento chirurgico di fusione spinale, che ha l’obiettivo di stabilizzare la colonna e riportarla in asse.

Per fare ciò vengono utilizzate viti e barre peduncolari, inserite tramite accesso percutaneo, in modo da riposizionare, nei limiti del possibile, la colonna vertebrale.

L’evoluzione della chirurgia mini-invasiva nella cura delle deformità spinali, permette ora l’esecuzione di interventi con un impatto molto basso sulle strutture paraspinali del paziente.

I tempi chirurgici e di recupero ridotti, l’invasività più bassa nei confronti delle strutture adiacenti la colonna vertebrale e la robotica spinale, permettono ora un intervento di qualità uguale (se non superiore) alla chirurgia tradizionale “a cielo aperto”, con vantaggi importanti.

Va comunque ricordato che la chirurgia spinale è pur sempre una pratica chirurgica: non è, per questo motivo, scevra da complicazioni, richiedendo un chirurgo esperto e un paziente con grande consapevolezza e motivazione.

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Georgios Bakaloudis

Georgios Bakaloudis

Sono il dr. Georgios Bakaloudis, sono il responsabile dell’Unità di Ortopedia e Chirurgia della Colonna 1 del gruppo Humanitas presso l’ospedale San Pio X a Milano.