Quando si parla di mielopatia cervicale, si fa riferimento a tutte le patologie che possono provocare un danno, spesso irreversibile, al midollo spinale nel tratto cervicale della colonna.
Le cause che la scatenano possono essere diverse, quindi la sua risoluzione può essere differente.
L’esperienza del chirurgico – in caso di mielopatia cervicale – si vede nella fase di diagnosi e nella scelta delle terapie, che possono alcune volte rimandare nel tempo l’intervento chirurgico e rendere migliore la vita del paziente.
Vediamo adesso nello specifico in cosa consiste la mielopatia cervicale.
La mielopatia cervicale
Il termine “mielopatia” è un composto derivato dal greco antico che significa “malattia del midollo”; cervicale, naturalmente, identifica la zona di insorgenza.
La mielopatia cervicale può derivare da diverse condizioni, come:
- stenosi cervicale;
- diverse forme di mielite (infezioni virali, batteriche, autoimmuni);
- lesioni traumatiche a livello cervicale.
Con il termine, comunque, si fa riferimento alle patologie che impediscono il passaggio naturale degli impulsi nervosi nel midollo spinale, che può essere compresso o lesionato: la terapia da seguire varia, dunque, in base alla causa.
Le cause della mielopatia cervicale
Le cause della mielopatia cervicale possono essere diverse, per questo è importante identificare immediatamente il problema, per intraprendere adeguatamente un percorso di guarigione efficace.
La mielopatia cervicale può essere causata da:
- fratture;
- ernia del disco cervicale espulsa (con conseguente mielopatia acuta);
- spondilosi cervicale (causata da artrosi).
La spondilosi cervicale è la causa più frequente, tanto che l’età media di insorgenza è intorno ai 50 anni, periodo in cui si manifestano i primi segni clinici dei processi artrosici.
L’avanzare dell’età, inoltre, comporta una diminuzione della componente idrica dei dischi intervertebrali, con una diminuzione in altezza di questi ultimi: in questi casi è possibile che si formino degli osteofiti, che causano una stenosi progressiva, manifestando i tipici sintomi della mielopatia.
I sintomi della mielopatia cervicale
I sintomi della mielopatia cervicale variano in base alla zona interessata dal restringimento e alla patologia.
L’insorgenza generalmente è lenta e subdola, in quanto la causa principale spesso è l’invecchiamento dei tessuti che compongono la colonna vertebrale.
Considerando che il midollo spinale ha il compito di distribuire gli impulsi del cervello al nostro corpo, la sua compressione può causare diversi sintomi, come:
- parestesie (alterazioni della sensibilità, formicolio o intorpidimento) delle mani e/o degli arti inferiori;
- braccia deboli;
- perdita della manualità fine (con progressiva ipotrofia muscolare);
- perdita dell’equilibrio generalizzata con andatura “steppante”;
- dolore alle spalle e al collo (non sempre presente, comunque di entità lieve).
L’intensità dei sintomi varia da paziente a paziente, anche se un peggioramento repentino può essere un indicatore della progressione della patologia: nonostante ciò, non è sempre possibile prevederne l’andamento.
La diagnosi
La diagnosi alle volte è difficile, in quanto le manifestazioni sintomatologiche sono molteplici, così come le possibili cause.
Il punto di partenza per il riconoscimento della patologia è la storia clinica del paziente, associato ad un attento esame obiettivo e successiva conferma attraverso test di imaging, quali:
- TAC;
- risonanza magnetica nucleare.
Con questi esami sarà possibile avere una visuale completa del canale vertebrale, così da verificare eventuali restringimenti e la presenza o meno di osteofiti.
Le difficoltà neurologiche prima elencate e i risultati dei test di imaging possono essere, in genere, sufficienti per una diagnosi di mielopatia cervicale.
Possibili terapie
I trattamenti possibili variano in base alla gravità della mielopatia cervicale e alla compromissione delle attività giornaliere del paziente.
Inizialmente, nei casi in cui il quadro clinico sia stabile e il paziente relativamente autonomo, si ricorre a trattamenti di tipo non chirurgico; solo quando i deficit neurologici iniziano ad essere importanti si ricorre alla chirurgia, trattamento quest’ultimo unico definitivo.
Trattamenti non chirurgici
Nelle fasi iniziali si mantiene a riposo la muscolatura del collo, proseguendo con degli esercizi di rinforzo della zona: nel contempo si attuano delle terapie con l’obiettivo di eliminare l’infiammazione e il dolore, se presente.
Per mantenere la muscolatura a riposo si ricorre al collare morbido, da utilizzare nelle ore notturne per evitare posizioni scomode e che possano peggiorare la condizione.
Per quanto riguarda il rinforzo muscolare, si prescrive fisioterapia con personale qualificato, che in base alla condizione del paziente avrà il compito di:
- eliminare il dolore;
- migliorare la mobilità;
- rinforzare la muscolatura del rachide.
Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, si ricorre a:
- antinfiammatori;
- cortisonici per via orale;
- neuro-protettori, da utilizzare in associazione agli antinfiammatori.
Trattamenti da evitare
Trazioni e manipolazioni aggressive vanno evitate assolutamente, in quanto l’obiettivo è la riabilitazione neuromotoria graduale.
Intervento chirurgico
L’intervento chirurgico è la soluzione unica e definitiva quando è presente una instabilità vertebrale e la compressione del midollo spinale compromette sensibilmente le azioni motorie e/o sensitive del paziente.
Si ricorre ad un intervento di decompressione, che può essere effettuato per via anteriore e/o posteriore.
L’approccio anteriore consiste nella discectomia (asportazione del disco vertebrale espulso) con successiva sostituzione con una gabbia o protesi di disco.
L’approccio posteriore è basato sulla decompressione mediante una laminectomia (asportazione della componente ossea che comprime il midollo spinale).
La possibilità di utilizzare moderni mezzi di osteosintesi (quali barre, viti e gabbie/protesi), ha reso questa chirurgia molto più sicura rispetto al passato, considerata ad altissimo rischio vista la possibile compromissione irreversibile del midollo spinale (già del resto presente alla patologia di base).
Queste procedure chirurgiche (decompressione ed artrodesi vertebrale) permettono una stabilità immediata della colonna, con un successivo recupero più veloce e un ritorno alle quotidianità più agevole.