L’intervento chirurgico per la scoliosi è il trattamento riservato a curve gravi della colonna vertebrale: grazie ad una nuova tecnica mini-invasiva è possibile ripristinare una corretta conformazione della schiena evitando l’aggressività della tecnica aperta, con un recupero funzionale più rapido.
In questo articolo andremo ad approfondire questa tecnica, chiamata anche “Minimally Invasive Scoliosis Surgery“, che sta cambiando gli standard nella chirurgia delle deformità spinali.
Vediamo prima, brevemente, le varie tipologie di scoliosi e in quali casi si procede con l’intervento.
Le tipologie di scoliosi
Possiamo distinguere tra atteggiamenti scoliotici, di lieve entità e senza necessità di alcun trattamento e scoliosi strutturata evolutiva, con una tendenza alla progressione che, superata una certa soglia, necessita un intervento chirurgico per arrestarla e correggere la deformità.
Le curve scoliotiche con rotazione lieve riscontrate in età puberale vengono seguite a distanza, con controlli periodici, per verificarne un eventuale carattere evolutivo: quando viene accertato e si dimostra un eccessivo aggravamento, si fa ricorso alla chirurgia spinale.
Le scoliosi toraciche, che interessano la parte alta della schiena, sono quelle maggiormente interessate a peggioramento; diversamente, quelle lombari (nella parte inferiore), possono stabilizzarsi e non progredire ulteriormente.
La gravità della scoliosi si misura in gradi Cobb, che determinano l’entità del difetto:
- fino ai 20° gradi (scoliosi lieve): solo osservazione.
- fino ai 30°- 40° (scoliosi moderata): busti ortopedici.
- oltre i 40° (scoliosi grave): interventi chirurgici.
La chirurgia si applica solo nei casi di curve superiori ai 40°, in quanto anche in età più avanzata la scoliosi tenderà al peggioramento: per ogni caso, il chirurgo assieme al\la paziente e la sua famiglia, attraverso un percorso di “scelta informata”, arrivano alla miglior decisione da seguire ed ai trattamenti chirurgici più adeguati da intraprendere.
Le cause
La maggior parte dei casi di scoliosi sono di natura idiopatica, ovvero non si identifica una causa certa: contrariamente a quanto si possa pensare, le posture scorrette protratte nel tempo non rappresentano una vero e proprio fattore scatenante.
Nonostante la sua natura idiopatica (oltre nel 80% dei casi), la scoliosi può anche ricondursi a:
- deformità congenite della colonna vertebrale;
- condizioni genetiche;
- disturbi neurologici;
- altre cause.
Chirurgia “a cielo aperto” VS. chirurgia mini-invasiva
La scoliosi è una deformità della struttura vertebrale che comporta una curvatura anomala del rachide.
In base alla gravità della scoliosi, ma soprattutto in base alle caratteristiche evolutive della deformità (età anagrafica, età scheletrica, potenziale di ulteriore accrescimento) il chirurgo vertebrale moderno propone i trattamenti chirurgici più adeguati per ogni caso specifico di scoliosi.
Il vecchio dogma di “aspettare la fine dell’accrescimento” è stato largamente superato; le attuali conoscenze scientifiche portano ad interventi sempre più precoci, meno invasivi e di gran lunga più sicuri ed efficaci rispetto a qualche anno fa.
Le scelte possono essere la chirurgia spinale tradizionale “a cielo aperto”, oppure la chirurgia spinale mini-invasiva.
Intervento chirurgico scoliosi “a cielo aperto”
La chirurgia per la colonna vertebrale a cielo aperto è un intervento che prevede la fusione di alcune vertebre, effettuato in anestesia generale.
Con un’incisione di dimensioni consistenti, diversamente da quelle svolte in chirurgia mini-invasiva, si agirà direttamente sulla colonna, provocando un danno irreversibile ai tessuti molli adiacenti come i muscoli, correggendo la deformità con dei mezzi di sintesi (viti/barre/gabbie) che bloccherano le vertebre fino all’avvenuta fusione.
Considerando la maggiore invasività di questa operazione:
- il dolore;
- il recupero post-operatorio;
- la degenza ospedaliera;
- e la perdita di sangue,
si dimostrano superiori rispetto alla chirurgia mini-invasiva.
La saldatura delle vertebre comporta, inevitabilmente, l’immobilità della zona interessata: il quantitativo di vertebre che verranno fuse dipende, invece, dal grado di deformità presente.
Il successo di questa operazione è legato ad un fattore fondamentale, ovvero il grado di flessibilità della scoliosi: con una maggiore flessibilità, la correzione sarà superiore.
I tempi chirurgici sono abbastanza lunghi e richiedono un team specializzato e performante, con una durata che varia dalle 6 alle 12 ore.
Intervento chirurgico mini-invasivo scoliosi
Negli ultimi 10-15 anni abbiamo vissuto una trasformazione rivoluzionaria delle tecniche chirurgiche nell’ambito delle patologie vertebrali, in particolar modo nella chirurgia della scoliosi.
La chirurgia spinale mini-invasiva (Minimally Invasive Surgery o MIS) è un insieme di procedure altamente precise che diversamente dalla chirurgia tradizionale, permette al moderno chirurgo vertebrale di eseguire gli stessi interventi “aperti”, con sempre meno impatto sul paziente.
Questo perché tali nuove tecniche permettono incisioni più piccole, meno danno ai tessuti vicini (muscoli, tendini ecc), tempi ridotti, con risultati se non superiori almeno paragonabili alle tecniche “tradizionali”.
L’ausilio delle tecnologie di ultima generazione permettono l’esecuzione di interventi chirurgici totalmente “navigati” – come se si guidasse un aereo – e di conseguenza con la massima sicurezza, soprattutto nell’ambito delle deformità vertebrali.
I vantaggi principali di questa metodologia sono legati a:
- una perdita di sangue molto inferiore;
- un danneggiamento dei tessuti circostanti decisamente inferiore;
- un minor dolore nel post-operatorio;
- una degenza ospedaliera inferiore;
- la possibilità di infezioni ridotta;
- tempi di recupero ridotti;
- una maggiore mobilità.
Anche i tempi chirurgici vengono diminuiti sensibilmente: se nei casi di chirurgia tradizionale si può arrivare ad un massimo di 12 ore, lo stesso intervento chirurgico in centri di riferimento puo essere eseguito con tempi inferiori alle 3 ore.
La perdita di sangue inferiore permette di non dover ricorrere a trasfusioni, come può accadere in alcuni casi durante la chirurgia tradizionale per la scoliosi.
In sintesi, la chirurgia mini-invasiva prevede:
- tempi chirurgici e di recupero decisamente ridotti;
- artrodesi con sintesi mediante barre e viti e/o gabbie percutanee;
- correzione della scoliosi con danni minimi ai muscoli paraspinali, possibile grazie alle mini-incisioni.
La gestione dei rischi
Il trattamento chirurgico della scoliosi è una chirurgia altamente complessa, da eseguire esclusivamente in centri specializzati di riferimento e da un chirurgo vertebrale con comprovata esperienza in tale ambito.
È una chirurgia non scevra da complicazioni, rarissime ai nostri tempi ma ben conosciute; soprattutto i team dedicati a tali procedure hanno la capacita di prevenire e risolvere in maniera efficace qualsiasi evento avverso.
Molto spesso i pazienti vogliono sapere, naturalmente, se vi sono dei rischi nell’intervento.
La paura di avere dei danni al midollo spinale o di rimanere paralizzati dopo l’intervento è una costante: questi, comunque, sono eventi molto rari e con un’incidenza estremamente bassa (inferiore a 1/10000), soprattutto quando si utilizzano le moderne tecniche di “navigazione” radiologica appannaggio della chirurgia mini-invasiva.
Per prevenire questo genere di complicazioni si ha un monitoraggio costante della condizione del midollo spinale durante il corso dell’intera operazione, che segnala in anticipo quando si sta procedendo con delle azioni che “infastidiscono” il midollo, così da poter effettuare una manovra di inversione ed evitare danni irreversibili.
Per questo le procedure sono state studiate in ogni singolo dettaglio, per poter prevenire questo tipo di complicazioni nel modo più semplice, più sicuro e migliore possibile.